L’inquinamento marino è certamente fonte di preoccupazione di molti di noi. Vero è che negli ultimi anni è aumentata di molto la consapevolezza verso la tutela dell’ambiente in generale. A ciò ha contribuito anche il legislatore ed in particolare per prevenire l’inquinamento dei mari nell’ottobre del 1983 è entrata ufficialmente in vigore la Convenzione internazionale per la prevenzione dell’inquinamento causato da navi (nota anche come Marpol 73/78).
La convenzione Marpol è stata recepita da moltissimi paesi che globalmente rappresentano la quasi totalità del tonnellaggio mondiale. Essa è composta da articoli, protocolli ed una serie di annessi. L’Italia ha recepito la convenzione con le leggi 662 del 29/09/1980 e 438 del 04/06/1982.
Gli annessi trattano ciascuno delle “diverse forme di inquinamento marino provocato dalle navi”:
- Inquinamento da oli minerali;
- Inquinamento da sostanze liquide nocive trasportate alla rinfusa;
- Inquinamento da sostanze dannose trasportate in colli;
- Inquinamento da acque di scolo delle navi;
- Inquinamento da rifiuti solidi scaricati dalle navi;
- Inquinamento atmosferico da SOxe da NOx da scarichi dei motori marini.
Quello che più mi sta a cuore è l’annesso V, che si occupa dei rifiuti solidi scaricati dalle navi e dalle piattaforme off-shore, problema per il quale non sono molte le aziende in grado di poter dare il proprio contributo, con i propri prodotti, per il contenimento dell’inquinamento marino.
L’annesso V nel dettaglio si occupa di diversi tipi di spazzatura e specifica le distanze dalla terra e il modo in cui possono essere smaltite; la caratteristica più importante dell’allegato è il divieto totale imposto allo smaltimento in mare di tutte le forme di plastica. I requisiti cogenti dell’annesso V sono così raffigurabili:
In sintesi possono essere gestiti solo i rifiuti che entrano nelle caratteristiche di dimensioni prescritte. Inoltre per una nave o una piattaforma anche il volume occupato dai rifiuti generati a bordo costituisce un problema sia di spazio che di gestione, quindi di costo.
Per le compagnie marittime e petrolifere costituisce quindi un problema gestire in modo appropriato i rifiuti bordo nave, ancor di più tenuto conto delle prescrizioni della convenzione Marpol. Lo sversamento in mare pratica consueta in passato, non è più possibile. Una possibile soluzione è quella di pensare a sistemi di trattamento bordo nave dei rifiuti che consentano di ridurre dimensioni e volume dei medesimi: i trituratori industriali risolvono questo scopo!
Cercate aziende che offrano una linea di trituratori industriali di piccole dimensioni, da 4 a 15 HP, pensati apposta per rispondere ai requisiti della Marpol 73/78 Annesso V. Questo può esser un concreto contributo per la salvaguardia dell’ambiente.
Bibliografia: